mercoledì 21 febbraio 2007

Villaggi irraggiungibili

Lorenzo Esposito
Racconti sui prossimi villaggi irraggiungibili e sul tempo che non gli basta
IV.
Cellule.
Nella campagna francese, sul limitare degli anni cinquanta del ventesimo secolo, si svolsero queste conversazioni:
“Ecco, il posto è questo”.
“Guarda, mamma, c’è anche il ruscello!”.
“Non vi allontanate troppo, bambini!”.
“Li lasci andare, è una così bella giornata...”.
“Oh, signor P., se lei sapesse cosa significa fare tutto da sola... Da quando mio marito...”.
“Prenda questo fiore”.
“E.. E... Grazie... Lei signor P. ci deve raccontare tutto della sua ultima scoperta... Sa, questa storia dell’immortalità... Per una donna sola... Vero Isabelle che ci deve raccontare tutto? Isabelle!”.
“Isabelle, ti stanno chiamando... Vieni, accarezza l’erba, la terra è umida e profumata...”.
“Sarà la signora Guerin, fammi sentire le tue mani, ecco, sorreggimi dietro il collo, è convinta che quello scienziato possa resuscitare il marito, ma tu ci credi a questa storia del rafforzamento delle cellule?”.
“Le foglie cambiano colore, un giorno o l’altro. Ora sono così verdi e limpide, poi luccicheranno affannate sotto la canicola, e poi arriverà il primo vento e i colori affievoliranno, ma c’è ancora una bellezza nell’incanutirsi, nel finire di tutte le cose... Isabelle, io...”.
“Oh, tu Marc, sei sempre così... Ma pensa quante persone si potrebbero aiutare, quante cose non verrebbero dimenticate, e poi tutti, tutti... Ma cosa succede laggiù? Cos’è questa musica... Aspetta, vado a vedere... Altrimenti la signora Guerin mi darà della maleducata, sai com’è fatta... Se avessimo le cellule più forti non ci scorderemmo dell’amore, e forse ci sarebbe sempre questo sole, che dici?”.
“... Ecco, per esempio, queste rughe, non mi guardi così signor P., queste rughe non ci sarebbero se si potesse rimanere giovani, anche se io proprio non riesco a immaginare... Oh, ecco Isabelle... Isabelle! Da questa parte! Ora signor P. ascolteremo la sua storia, e non dovrà nasconderci nulla... Dio, che bella giornata, la sente questa musica? Da che parte arriva? Sbaglio o si sta alzando il vento? Bambini, dove siete? Isabelle!? Ma guardi, è lì che si tiene la testa e non riesce a camminare... In effetti questo vento... Il mio cappello! Signor P...
L’eco non precisabile delle voci dei bambini, l’erba piegata, le persone ferme a metà strada a lottare con l’aria, le gonne roteanti, i cibi spezzati e travolti, il sole accecante in piccoli lampi. L. vide il signor P. alzarsi lentamente in volo, e dopo una prima incerta lievitazione, planare nel vento. Lo guardò bene: sul viso stampava un sorriso.

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